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Chi va dallo psicologo è pazzo?

chi va dallo psicologo è pazzo??

I pregiudizi e lo stigma sulla salute mentale.

chi va dallo psicologo è pazzo??

Ho intitolato l’articolo volutamente con una domanda: “Chi va dallo psicologo è pazzo?” Assolutamente no.

Quante volte abbiamo sentito dire “quello è pazzo!”, “è lobotomizzato”, “demente”, “psicopatico”, ecc. ?Tantissime volte, sono etichette che vengono usate continuamente nella vita di tutti i giorni.

In media una persona su quattro, nel corso della propria vita, ha sperimentato la sofferenza psicologica, in Europa 2milioni e mezzo di persone soffrono del disturbo d’ansia. Questi dati ci dicono che chiunque di noi conosce almeno una persona, tra amici e familiari, che ha sperimentato o sta sperimentando un disagio psichico, o lo avrà in futuro. Tutti noi potenzialmente potremmo sperimentare la sofferenza psichica in un momento difficile della vita. Generalmente nessuno ne parla mai, anche chi ne soffre tende a nascondersi per vergogna, per non sentirsi diverso. Questo è il fenomeno dello stigma, un termine che classifica l’individuo come di “serie B”, come se valesse meno, innescando discriminazione e disapprovazione sociale. Lo stigma è frutto di credenze ed atteggiamenti appresi dalla cultura di riferimento e rimangono latenti, non espressi, schemi che abbiamo appreso fin da bambini e così ci lasciamo condizionare non da un ragionamento logico, bensì da pregiudizi che non solo agiscono a livello cognitivo, ma anche a livello emotivo per cui si sperimenta l’emozione della paura. Paura verso qualcosa che non si conosce (come quando da bambini si ha paura del buio dove non hai conoscenza di ciò che si ha intorno) e di qualcosa che è potenzialmente pericoloso oppure molto strano, quindi da evitare a causa dei pregiudizi sulla malattia mentale che la cultura ci ha trasmesso.

Il ruolo della famiglia è molto importante per la persona da supportare e non lasciare da sola, bisogna quindi ascoltare e comprendere la sofferenza, aiutarla ad intraprendere un percorso psicologico e/o psichiatrico e soprattutto non trattarla come un oggetto di cristallo che si può rompere da un momento all’altro.

Le conseguenze dello stigma

“Non posso farne parola con nessuno, altrimenti diranno che sono matto”. Chi prova disagio psichico non riesce a parlarne apertamente o di chiedere aiuto, per paura di essere giudicato dai familiari ed amici, la conseguenza è che nasconde il problema, sino a quando non ne può più dei sintomi fisici correlati al problema.

“nessuno mi capisce” la solitudine e la sensazione di vuoto incolmabile che si può quasi toccare, in un certo senso chi soffre lo sente fisicamente. Si sentono spesso soli e senza aiuto.

“Se vado dallo psicologo mi dirà che sono pazzo”. Nessuno di noi vuole sentirsi dire che non è normale, che ha problemi o che è diverso, ma i giudizi non fanno parte assolutamente della terapia, anzi rimangono fuori la porta. Succede così che la persona penserà che una volta raccontato il suo disagio, verrà marchiato a vita da uno specialista e che sarà costretto a vivere la propria vita in base alla diagnosi.

“Non guarirò mai”, “sarò così a vita”, ecc. le frasi dell’impotenza che la persona si ripete nella testa che non gli permettono un cambiamento benevolo nei confronti del proprio futuro di vita, questo riguarda il senso di impotenza e di fallimento della persona che soffre e non ha supporto.

Allora come si può intervenire per ridurre lo stigma?

Esistono delle possibilità semplici per ridurre lo stigma ed i pregiudizi:

Informarsi: leggere gli articoli come questo, le riviste scientifiche, parlare con un professionista, essere più consapevoli.

Ascolto: un confronto diretto ed un ascolto attivo con qualcuno che ha sperimentato questi vissuti, porta ad una maggiore comprensione ed empatia, e la paura scompare.

A scuola: è molto importante sensibilizzare bambini e ragazzi parlandone a scuola, organizzare qualche evento o semplicemente parlandone apertamente con il gruppo classe, supportati da alcuni strumenti audio e video, con un professionista.

Parlarne: parlare con parenti ed amici, di cui ci fidiamo, è un primo passo molto importante ci aiuta ad avere sostegno anche quando crediamo di non averne bisogno o di non averlo affatto.

Se tu o qualcuno che conosci prova sofferenza o disagio psicologico, non esitare a rivolgerti ad un professionista che possa dare sostegno e aiuto.

CAROLINA CAPONE

Psicologa, psicoterapeuta cognitivo comportamentale Lecce e online

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